A poco a poco, con il passare dei giorni, esperienza dopo esperienza, ho cominciato a rendermi conto che non c'era nulla di personale in quei rifiuti, che tra l'altro erano circostanziati anche se talvolta li sentivo più freddi, talvolta più umani. Il motivo principale era che le mie creazioni non erano adatte alla clientela dei luoghi che visitavo: accogliendo e non respingendo questa realtà mi sono ritrovata a saper scegliere meglio il tipo di negozio a cui rivolgermi. Prima di entrare immaginavo alcuni dei miei lavori lì, in mezzo agli altri prodotti.
Le persone che per alcuni anni hanno esposto e venduto la mie creazioni, erano sensibili ad esse, si vedeva da come le guardavano e le toccavano. Per questo motivo potevano venderle.
Cosa questo abbia a che fare con la creatività e l'espressione è molto semplice. Quando creiamo qualcosa che ha origine da un movimento interiore, non sempre incontra successo nel mondo: talvolta accade, quando entra in relazione ad un altro sentire che risuona in quel momento su quell'onda... talvolta questi incontri sono il frutto di un lavoro costante di apertura e molto amore per se stessi.
Tutto è mutevole, va rinnovato, alimentato e ricreato. L'esperienza e la comprensione restano.
La parte più importante per me in questo vissuto a cui sono veramente grata è stata superare la paura di espormi, comprendere che l'atto primario è creare e cercarsi attraverso l'espressione di se stessi. Il resto sono squisiti dettagli.
ceramiche copyright Nicoletta Breda, in collaborazione con l'orafo Guido Guidotti per gli inserti in argento
foto copyright Gianfranco Roselli
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